martedì 6 marzo 2018

la definizione per la stampa si misura in DPI (Dot Per Inch - Punti per Pollice). Con il DPI si esprime la quantità di punti stampati o visualizzati su una linea lunga un pollice (2,54 cm).

Più alta è la quantità di DPI più le immagini risulteranno definite.
formula:
DPI = N° pixel/ inch

DPI 150



DPI 30

dpi

risoluzione grafica (dpi)





.
– La risoluzione grafica è la qualità di un’immagine, ovvero la quantità di pixel presenti in un pollice lineare

martedì 20 febbraio 2018

Attributi Grafici

---------- JPG --------
NOME FILE:Pink Swag
ESTENSIONE: jpg
DIMENSIONE H:1024
DIMENSIONE V:576
DIMENSIONE FILE: 56,7 KB

---------- PNG --------
NOME FILE:pink swag
ESTENSIONE: png
DIMENSIONE H:1024
DIMENSIONE V:576
DIMENSIONE FILE: 387 KB

---------- GIF --------
NOME FILE:pink swag
ESTENSIONE: gif
DIMENSIONE H:1024
DIMENSIONE V:576
DIMENSIONE FILE: 225 KB

sabato 17 febbraio 2018


Comparazione tra alfabeti

L’alfabeto fenicio

Inizialmente i Fenici scrivevano in cuneiforme, ma poi, a partire dal XIII secolo a.C., svilupparono, primi fra tutti, una scrittura alfabetica.
I fenici scrivevano su righe da destra a sinistra. Il loro alfabeto comprendeva 22 segni consonantici (alfabeto solo consonantico detto abjad), mentre per le vocali non si usava alcun segno; in effetti la loro lingua, come del resto le lingue semitiche in genere, non aveva un vocalismo molto complesso e non era necessario scrivere le vocali perché si potevano facilmente dedurre dal contesto. Le lettere dell’alfabeto furono ricavate dagli antichi segni pittografici: si scelse una parola che iniziava con una determinata consonante; il suo simbolo venne poi semplificato e usato per rappresentare sempre quella consonante.


L'alfabeto greco

L’alfabeto greco è un sistema di scrittura composto da 24 lettere (7 vocali e 17consonanti) e risale al IX secolo a.C.; deriva dall'alfabeto fenicio, nel quale a ogni segno era associato un solo suono.

Dal momento che la scrittura fenicia possedeva solo le consonanti, i Greci dovettero trasformare alcune lettere fenicie non usate nel loro alfabeto per indicare i suoni vocalici, che nell'alfabeto greco sono basilari per il problema della flessione delle parole e degli articoli.

Nell'antica Grecia le lettere venivano usate anche per scrivere i numeri, posponendo al simbolo grafico un segno molto simile a un apostrofo, in maniera analoga ai numeri romani usati dai Latini.


L’alfabeto ebraico


Come la maggior parte delle scritture semitiche, l'alfabeto ebraico è di tipo abjad, cioè esclusivamente consonantico.
Consta infatti di 22 lettere, tutte consonanti. La scrittura procede da destra a sinistra. Le lettere sono caratterizzate da una o più tozze linee orizzontali dalle estremità oblique o arrotondate, connesse da linee verticali più sottili, dalle caratteristiche estremità tracciate a forma di clava. Molte lettere hanno forme molto simili, ragione per cui è necessario fare attenzione alla presenza di grazie.          
Nelle antiche scritture, le parole non potevano essere spezzate per andare a capo (tra gli Ebrei la parola scritta assumeva una particolare sacralità che ne impediva di fatto la frammentazione); alcune lettere venivano perciò opportunamente allungate finché la parola non arrivava alla fine del rigo. Negli stampati odierni quest'uso è ormai scomparso. L'alfabeto ebraico viene ancora usato, praticamente immutato.

L’alfabeto latino

L’alfabeto latino classico conta 23 segni, ogni segno è chiamato littera.

I segni sono A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T V X Y Z, mancano quindi w, j e u.

I Romani non conoscevano il suono consonantico “v”, il segno V corrispondeva al suono “u”, ad esempio VOLO si leggeva UOLO. Solo più tardi si avverte l’esigenza di distinguere i due segni. Nelle edizioni moderne dei testi latini viene riportata questa distinzione. Il segno K è molto raro, i segni Y e Z vengono introdotti più tardi. Per leggere il latino, oggi si utilizza la pronuncia ecclesiastica o scolastica, cioè la pronuncia tramandata dalla chiesa nel corso dei secoli.