Comparazione tra alfabeti
L’alfabeto fenicio
Inizialmente
i Fenici scrivevano in cuneiforme, ma poi, a partire dal XIII secolo a.C.,
svilupparono, primi fra tutti, una scrittura alfabetica.
I fenici
scrivevano su righe da destra a sinistra. Il loro alfabeto comprendeva 22
segni consonantici (alfabeto solo consonantico detto abjad),
mentre per le vocali non si usava alcun segno; in effetti la loro lingua, come
del resto le lingue semitiche in genere, non aveva un vocalismo molto complesso
e non era necessario scrivere le vocali perché si potevano facilmente dedurre
dal contesto. Le lettere dell’alfabeto furono ricavate dagli antichi segni
pittografici: si scelse una parola che iniziava con una determinata consonante;
il suo simbolo venne poi semplificato e usato per rappresentare sempre quella
consonante.
L'alfabeto greco
L’alfabeto greco è un sistema di scrittura composto da 24 lettere (7 vocali e 17 consonanti) e risale
al IX secolo a.C.; deriva dall'alfabeto fenicio, nel quale a ogni segno era associato un solo suono.
Dal momento che la scrittura fenicia
possedeva solo le consonanti, i Greci dovettero trasformare alcune lettere fenicie
non usate nel loro alfabeto per indicare i suoni vocalici, che nell'alfabeto
greco sono basilari per il problema
della flessione delle parole e degli articoli.
Nell'antica Grecia le lettere venivano usate anche per scrivere i
numeri, posponendo
al simbolo grafico un segno molto simile a un apostrofo, in maniera analoga ai numeri romani usati dai Latini.
L’alfabeto ebraico
Come la maggior parte delle scritture semitiche, l'alfabeto
ebraico è di tipo abjad, cioè esclusivamente
consonantico.
Consta infatti di 22 lettere, tutte
consonanti. La scrittura procede da destra a sinistra. Le lettere sono
caratterizzate da una o più tozze linee orizzontali dalle estremità oblique o
arrotondate, connesse da linee verticali più sottili, dalle caratteristiche
estremità tracciate a forma di clava. Molte lettere hanno forme molto simili,
ragione per cui è necessario fare attenzione alla presenza di grazie.
Nelle antiche scritture, le parole
non potevano essere spezzate per andare a capo (tra gli Ebrei la parola scritta
assumeva una particolare sacralità che ne impediva di fatto la frammentazione);
alcune lettere venivano perciò opportunamente allungate finché la parola non
arrivava alla fine del rigo. Negli stampati odierni quest'uso è ormai
scomparso. L'alfabeto ebraico viene ancora usato, praticamente immutato.
L’alfabeto latino
I segni sono A B C D E
F G H I K L M N O P Q R S T V X Y Z, mancano quindi w, j e u.
I Romani non conoscevano il suono consonantico “v”, il segno V corrispondeva al suono “u”,
ad esempio VOLO si leggeva UOLO. Solo più tardi si avverte
l’esigenza di distinguere i due segni. Nelle edizioni moderne dei testi latini
viene riportata questa distinzione. Il segno K è molto raro, i segni Y e Z
vengono introdotti più tardi. Per leggere il latino, oggi si utilizza la pronuncia
ecclesiastica o scolastica, cioè la pronuncia tramandata dalla chiesa nel corso
dei secoli.
Nessun commento:
Posta un commento